18/11/2014
L’ennesima rivoluzione del fisco italiano sul mattone prende forma, e regala qualche sollievo e molte preoccupazioni ai proprietari di case, negozi, capannoni e uffici che presto si rimetteranno a fare i calcoli con i nuovi parametri. All’orizzonte c’è la «tassa locale», che dopo l’accordo fra Governo e sindaci prende ora forma nei suoi aspetti concreti. Sull’abitazione principale, promette di essere una via di mezzo fra l’Imu, molto progressiva e quindi concentrata sulle case di valore più alto, e la Tasi, che invece colpisce nel mucchio gli appartamenti medio-piccoli. Per gli altri immobili, invece, l’ennesima la tassa locale mette in campo altri possibili rincari, che nel caso di capannoni, negozi e uffici strumentali potrebbero essere attenuati da una deducibilità un po’ più generosa rispetto a quella dell’Imu, passando dal 20 al 30%. Dopo la fase della “strategia”, giocata nel nome della semplificazione anche attraverso l’idea di limitare a una decina di macro-categorie di immobili le distinzioni possibili di aliquota all’interno delle delibere comunali, per la tassa locale arriva il momento dei numeri, che rappresentano il passaggio più delicato quando si parla di Fisco. Per l’abitazione principale, l’aliquota standard ipotizzata è del 2,5 per mille, con la possibilità di alzarla fino al 5 per mille, ed è accompagnata da una detrazione fissa da 100 euro, senza sconti ulteriori per i figli (la possibilità di introdurli è lasciata ai Comuni).