Ancora in bilico i termini raddoppiati per gli accertamenti
04/02/2015
Decreto fiscale alla prova dei tempi dell’accertamento. Oltre al
nodo della franchigia del 3% sotto la quale non sarebbe dovuta scattare la
punibilità per i reati tributari, l’altro scoglio da superare del decreto sulla
certezza del diritto è legato al cosiddetto raddoppio dei termini per
l’accertamento. La norma contenuta nel decreto della vigilia di Natale ritirato
da Renzi e che sarà ripresentato dal Governo il 20 febbraio prossimo, secondo
le osservazioni formulate dalla stessa Agenzia delle Entrate va ben oltre la
delega concessa al Governo. Secondo quest’ultima, infatti, il raddoppio dei
termini potrà scattare se l’invio della denuncia avviene entro lo scadere del «termine
ordinario di decadenza». Comunque sia verrebbero fatti salvi «gli
effetti degli atti di controllo già notificati alla data di entrata in vigore
dei decreti» attuativi della delega. Questo principio, però, nella formulazione
apparsa con il decreto del 24 dicembre è stato modificato prevedendo che
sarebbero fatti salvi gli effetti degli «atti di controllo che si sono resi
definitivi» alla data di entrata in vigore della riforma. In questo modo
tutti gli accertamenti definiti sarebbero fatti salvi. In tutti gli altri casi
in cui gli atti sono già notificati o per i quali sono ancora aperti i termini
per l’adesione alle pretese del fisco o con contenzioso ancora in atto
verrebbero spazzati via dalla norma se la denuncia è arrivata oltre i termini.
E qui l’Agenzia delle Entrate ipotizza una perdita di gettito stimabile
complessivamente anche fino a 16 miliardi di euro.